Mezzo secolo dal Vaticano II è molto, troppo per il teologo brasiliano Leonardo Boff che nella sua consueta colonna sul Jornal do Brasil prende spunto dai cinquant’anni dalla morte di Giovanni XXIII (1881-1963) per reclamare un nuovo Concilio ecumenico. “Le categorie del Vaticano secondo non bastano più per dar conto della nuova realtà”. Una realtà minacciosa per Boff, che elenca quelli che sono, a suo giudizio, i grandi cambiamenti intervenuti in questi dieci lustri: globalizzazione economico-finanziaria, dissoluzione dell’impero sovietico, il sorgere di nuove forme di comunicazione che unificano il mondo (internet, reti sociali e altro), l’erosione della biodiversità, la percezione dei limiti della terra e della possibilità di sterminio della specie umana e con essa del pianeta. Poi tira le somme: “Tutto indica che è necessario un nuovo Concilio Ecumenico”. Che non può essere come il precedente, precisa subito dopo. “Adesso non si tratta solamente di convocare i vescovi della Chiesa cattolica… Tutto il cristianesimo, con le sue Chiese, è sfidato dai nuovi pericoli che ci minacciano”. Per questo “i cristiani devono scrollarsi di dosso tante differenze e polemiche e unirsi in vista di una unica missione salvatrice”. Perché, in fin dei conti, “la sussistenza della vita sulla terra è il presupposto di tutto”.
Il tempo per un terzo Concilio è arrivato. Di più: il momento è favorevole: “Papa Francesco ha tutte le condizioni per convocare l’insieme delle espressioni cristiane, uomini e donne, consigliato da persone di rinomato sapere, anche non religiose, per identificare il tipo di collaborazione che possiamo offrire nella linea di una nuova coscienza del rispetto, della venerazione, della cura di tutti gli ecosistemi”.